Southern Europe Traveller's Guide - Guida di Trieste e Riviera

  

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Trieste and its Riviera   

 

Badestrand Sirena (Grignano)

Porto di Trieste

Spiagge della Riviera triestina

Spiagge naturiste della Riviera

 

 

Duino - Foresteria del Castello

La parete, coperta da una folta vegetazione, si lascia esplorare attraverso i suoi ripidi sentieri. Dall'alto, il panorama è stupendo. Sullo sfondo, la foce dell'Isonzo, con l'Isola della Cona; a destra, il castello di Duino, che domina il golfo dall'alto del suo promontorio bianco a strapiombo sul mare; a sinistra, Trieste e l'Istria, con Punta Salvore alla sua estremità occidentale.

Guida al Centro di Trieste

 

CitGuidtCentraTrieste

TRIESTE CITTA' IMPERIALE

In Trieste, all'epoca terza città dell’Austria-Ungheria dopo Vienna e Budapest, e con più abitanti di Praga, fino al 1914 hanno transitato, in mescolanza di lingue e di stili di vita, principi di dinastie regnanti, nobili e aristocratici, politici potenti, generali e ammiragli. Al teatro dell’opera, costruito seguendo il disegno della Scala di Milano, si alternavano autori e attori, cantanti e musicisti tra i più grandi del momento. Basti fare il nome di alcuni provenienti dalla vicina Italia: Giuseppe Verdi, Eleonora Duse, Gabriele D’Annunzio, Edmondo De Amicis. 

 

Triestine Coastal Road S.S. 14

 

 

Alloggiavano nell’allora "Grand Hotel et de la Ville", dove si sfoggiava eleganza e ricchezza, curiosità intellettuale e cultura aperta. Dove, come in altri alberghi triestini dell’epoca, nel ristorante allietato dalle note di Johann Strauss si ricercavano e si gustavano i sapori della tradizione balcanica. I cuochi erano spesso austriaci o ungheresi. Standovi gomito a gomito in cucina e in macelleria, alcuni triestini appresero ben presto, e si tramandarono fino ad oggi, quei segreti e accorgimenti artigianali di preparazione e confezione di pietanze, dolci, salumi e zuppe che riproducono i sapori di una tradizione irripetibile e unica.

 

 

 

Rilke Promenade

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Trieste e la sua Riviera

Cosi' inaspettata, cosi' piacevole.

 

 

In Piazza dell' Unità , epicentro della città e tradizionale punto di incontro dei tour turistici , accompagnano il visitatore impressionanti edifici neoclassici, la cui sontuosità architettonica ha pochi pari in Europa ed è  testimonianza  del periodo in cui la città è stata lo sbocco al Mediterraneo dell' Impero d'Austria e d'Ungheria.

E' difficile resistere al richiamo dei numerosi Caffè all'aperto, per godersi una pausa e ripensare allo splendido viaggio: là , verso il porto, dove la città sembra immergersi nel mare. Trieste è inclusa pittorescamente tra mare e colline nell' Adriatico. Attorno alla grande città commerciale si estende quella che nel secolo scorso veniva denominata l' Imperialregia Riviera.

Da Monfalcone a Trieste la costa è  quasi rettilinea, non molto alta ma rocciosa e dirupata; la vegetazione è  ricca e di tipo meridionale; il quadro panoramico, specie nei pressi di Miramare di Trieste, fa pensare alla riviera ligure.

 Dopo Trieste, l’arco costiero s’incurva nei due grandi valloni di Muggia e Capodistria, profondi golfi dove la costa bassa, a spiaggia, si alterna a quella moderatamente alta e rocciosa.

La Costiera Triestina è dominata, a ovest, dall'imponente complesso del Castello di Duino, formato da due fortilizi documentati dal 1363 (ma il castello inferiore dovrebbe essere stato innalzato intorno al Mille). È arroccato su uno sperone di roccia che scende a strapiombo nel mare e sovrasta il piccolo porto turistico del paese.

Chi ama il mare profondo, le rocce scoscese e la natura selvaggia trova di rara bellezza la Costiera Triestina, intagliata da insenature e piccole spiagge, dove è piacevole prendere il sole e tuffarsi in mare. Le rocce sono quelle del Carso che arrivano fino al mare, ricoperte da una straordinaria vegetazione mediterranea, in cui si mescolano mirti, oleandri, ginestre, lecci , cipressi, pini marittimi, olivi ,fichi, sambuchi, rosmarini e lauri. Il Carso, che scende a strapiombo nel mare, quasi tuffandosi, offre alcune spiagge nascoste da tutto e da tutti, scogli su cui distendersi per assaporare, con assoluta tranquillità, il canto del mare, piccole baie protette dal vento dove, anche d'inverno, si può godere della dolce carezza del sole.

La Costiera fino a Trieste e nel tratto oltre Muggia, è un susseguirsi di insenature, piccole baie e scogli.

La strada costiera triestina è considerata dalla WTO ( World Tourism Organization )  tra le strade più belle di tutto il  mondo !!!!

 

E in questa città così razionale e bella la cultura e la storia permeano strade e piazze e i “luoghi” della cultura sono ovunque: i caffé, come la Cattedrale . 

Ma anche Piazza dell’Unità, il salotto ottocentesco della città, dove sorge il Palazzo Comunale  la cui Torre dell'Orologio, è sovrastata da due personaggi che fanno parte del folclore di Trieste: "Micheze" e "Iacheze", statue in bronzo che con il loro movimento fungono da batacchio alla campana della torre.

Sul lato nord-est, poi, piazza dell’Unità è chiusa da Palazzo Stratti, con, al piano terra, il celebre Caffè degli Specchi uno degli "storici" Caffè triestini  che, con il Tommaseo, il Caffè-Pasticceria Pirona ed il San Marco tanta parte ebbero nella storia e nella cultura locali.

Piazza della Borsa, centro economico e amministrativo della città, racconta l’altra faccia di questa città. Mercantile e abile affarista, ponte fra culture e popoli, che possiede uno dei porti più importanti del Mediterraneo.  E per questo ruolo di crocevia culturale, sociale e religioso, sono tanti gli edifici dedicati ad altri culti che non siano quiello cattolico. Fra questi la serbo-ortodossa Chiesa di San Spiridione, il Tempio Israelitico, ispirato alle rovine di Baalbek; l'antica Chiesa greco-ortodossa di San Nicolò dei Greci e la Chiesa Evangelica, edificio neogotico risalente alla fine dei secolo scorso.   Da visitare la Grotta Gigante, magnifica caverna ricca di stalattiti e stalagmiti e le risorgive del fiume Timavo, che, dopo aver formato le grotte di S. Canziano e di  Trebiciano, percorre un lungo cammino sotterraneo per tornare poi improvvisamente alla luce, formando una specie di grandiosa sorgente, in prossimità dell’Adriatico. 

È subito la Trieste del caffè e del teatro, dell’albergo di lusso e del ristorante alla moda nei giorni della belle époque. Ad essa, ritornata all’Austria, nel 1850 fu concesso lo statuto speciale di città-provincia con ampia autonomia anche legislativa della quale godette fino all’inizio della Grande Guerra nel 1914. Il luogo dove circolavano personaggi e cittadini di stirpe germanica, balcanica o slava, provenienti dall’Europa centrale, quella detta appunto Mitteleuropa, o dai paesi balcanici, per ragioni di commercio o di studio, ma anche per svago o villeggiatura: a Barcola, sobborgo balneare costellato di ville, a Sistiana, a Miramare…

 

Il luogo dove gente di varia etnia, lingua o religione viveva un interscambio fertile e vivace. Al giorno d’oggi si parla tanto della costruzione di una società multietnica e interreligiosa: ecco, la realtà socio-politica nella Trieste degli Asburgo aveva un indirizzo culturale cosmopolita. Lo testimoniano la chiesa serbo-ortodossa di San Spiridione come quella greco-orientale dedicata alla Santissima Trinità e a San Nicolò, il tempio israelitico, il più imponente in Europa, come l’edificio della "Vecchia Luogotenenza" del quale scrive il Benco: "… un palazzo di forma mediterranea, di colore orientale e di spirito tedesco, la cui loggia quasi aiuta il suo dissolversi nell’aria e nel colore, un palazzo che campa di luce".

 

Certo, i sentimenti nazionali esistenti ma trattenuti, addirittura soffocati, non entravano ancora in gioco. Tutto roteava attorno al potere di Vienna e si guardava a quel punto centrale subendone l’influsso. È l’epoca in cui fioriva il Decadentismo, l’arte cioè che nasce dal guardare all’interno di sé, dal parlare per simboli e immagini; e, con Freud, l’epoca della scienza dell’introspezione e della psicanalisi. È il momento in cui si avvertono i primi sintomi della crisi morale dell’individuo come la sua solitudine, ben rappresentata da autori come Musil, von Hofmannsthal, Rilke, Kafka, Svevo, Mann… Qui trascorse alquanto tempo James Joyce, l’autore di Ulisse, il libro che apre la strada al romanzo moderno con i suoi sbalzi da uno stile all’altro e da una lingua all’altra, con svariati riferimenti letterari e culturali, con un viaggio nella coscienza e nell’incoscienza. Senza dubbio quella Trieste l’ha aiutato.

 

Boemi, tedeschi, greci, austriaci, ungheresi, ebrei, sloveni… convivevano in Trieste, dove sorse la stazione ferroviaria per i collegamenti con il vasto retroterra, passando per Opicina. Sulle rive traffico di merci, attracco di bragozzi e trabaccoli, di grandi velieri che facevano anche servizio passeggeri. La gente che sbarcava affollava poi i caffè, restati celebri: quello degli Specchi a palazzo Stratti e il Tommaseo, punto d’incontro per intellettuali e artisti, o il Tergesteo, nell’omonima galleria a crociera dove si passeggiava al coperto.

 

In Trieste, terza città dell’impero austro-ungarico, hanno transitato, in mescolanza di lingue e di stili di vita, principi di dinastie regnanti, nobili e aristocratici, politici potenti, generali e ammiragli. Al teatro dell’opera, costruito seguendo il disegno della Scala di Milano, si alternavano autori e attori, cantanti e musicisti tra i più grandi del momento. Basti fare il nome di alcuni italiani: Giuseppe Verdi, Eleonora Duse, Gabriele D’Annunzio, Edmondo De Amicis… Alloggiavano nell’allora "Grand Hotel et de la Ville", dove si sfoggiava eleganza e ricchezza, curiosità intellettuale e cultura aperta. Dove, come in altri alberghi triestini dell’epoca, nel ristorante allietato dalle note di Johann Strauss si ricercavano e si gustavano i sapori della tradizione balcanica. I cuochi erano spesso austriaci o ungheresi. Standovi gomito a gomito in cucina e in macelleria, alcuni triestini appresero ben presto, e si tramandarono fino ad oggi, quei segreti e accorgimenti artigianali di preparazione e confezione di pietanze, dolci, salumi e zuppe che riproducono i sapori di una tradizione irripetibile e unica.

 

Il Castello Imperiale

 di Miramar

A Castle for Lovers, a Lovers' Castle

"E quale fascino ha per lui il mare che all'improvviso, dopo che il treno aveva superato uno stretto passaggio tra due pareti rocciose, appare con le sue rive coperte dai molti alberi di fico, di ulivo e le grandi distese di viti, mentre da lontano apparivano, tra le cupolose collinette di terra che sembravano entrare in mare... prima i palazzetti bianchi e i giardini, poi la superba baia di Trieste, con la città e ancora sopra una rupe s'alza in mezzo al mare, il bellissimo e candido palazzo di Miramare."

 

Bus 36 ( 0.80 € ) or sea boat line  2.70 €

 2 Milioni di visitatori ogni anno

E' proprio un obbligo la visita del Castello imperiale di Miramare  col suo sontuoso parco ......

Miramar fu costruito come residenza e nido d'amore dell'arciduca Maximilian e sua moglie Charlotte. Egli pero' non poté vivere nel suo castello che per pochi anni. Maximilian infatti fu poi nominato imperatore del Messico.Il Castello di Miramare venne costruito su progetto dell'architetto Carlo Iunker, tra il 1856 e il 1860, ed è uno dei più completi esempi di residenza principesca del 1800. Lo stile, seguendo la moda del tempo, raccoglie gli spunti delle architetture delle epoche passate, fondendole in un complesso edificio, la cui unità è data dall'uso della pietra bianca d ' Istria . L'arciduca Massimiliano fece erigere il Castello come sua dimora, ma la costruzione fu ultimata dopo la sua partenza per il Messico dove nel 1864 fu nominato imperatore e poi fucilato nel 1867 dagli insorti repubblicani guidati da Benito Juarez. Dal 1931 al 1937 il Castello fu residenza del duca d'Aosta e dal 1943 al 1954 ospitò vari comandi militari stranieri. Nel 1955 è stato dichiarato Museo Storico Statale. E' affidato alla Soprintendenza i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici del Friuli Venezia Giulia, che ne cura il restauro, riallestendo nello stile d ' origine le parti alterate dal tempo e dalle modifiche eseguite per adattarlo a residenza negli anni tra il 1931 e il 1955. Il parco di Miramare è uno stupendo e ampio giardino alla italiana esteso sul promontorio che interrompe a metà circa la costa del golfo triestino, fra Trieste e Sistiana. Vialetti, pergolati e scale invitano il visitatore a scoprire, poco a poco, seguendo le discrete indicazioni poste lungo il percorso, le riproduzioni di sculture di gusto classico, disseminate tra il verde. Il parco vanta una grande varietà di alberi provenienti dal Messico, dall'Africa, dal Libano, e di piante, fra cui notevoli i glicini cinesi del pergolato del piazzale d'ingresso al Castello e di fiori, alcuni anche rari. Salendo più in alto, vi è il piazzale nel cui centro si trova la grande statua in bronzo di Massimigliano affacciata sul mare, opera dello scultore Giovanni Schilling di Dresda. Continuando a salire si arriva al cancello, tra due gallerie, sopra le quali la vegetazione selvatica tipica del Carso si confonde con la zona del parco, realizzata in gran parte con terra di riporto stesa sui pendii. Dall'ingresso del viale Miramare si giunge in breve a uno spiazzo con al centro una fontana: a sinistra prospetta il Castello, a picco sul mare; dal lato di fronte, chiuso da una balaustra, si a una bella vista sul mare e in basso sul pittoresco porticciolo, dal quale l'arciduca salpò per il Messico; alla estremità del molo c'è una sfinge egizia, unica presenza a Miramare della collezione di reperti egizi, curata da Massimiliano.

La costruzione é una delle più belle dimore storiche del Mediterraneo, circondata da un Parco di 22 ettari ( visita gratuita ) con piante da tutti i Paesi del mondo. Qui ha sede anche il Parco Tropicale, l'unico del suo genere nel Nord del Mediterraneo , aperto ( a pagamento ) tutti i giorni fino ad un'ora prima del tramonto.

 

“La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva”. Trieste, città singolare, così viva eppure capace di proteggere la “vita pensosa e schiva” di Umberto Saba. La città anche di Svevo, che fu cara a Joyce. E’ una città diversa dietro ogni angolo.

Accogliente e signorile padrona di casa, piacevole e facile da visitare, si presenta come un paesaggio in cui si fondono un mare azzurro (con uno dei lungomari più belli e caratteristici d’Europa), un altopiano (quello Carsico) con le tipiche doline e le grotte, un contesto storico e artistico affascinante e la parte nuova della città.

Quella parte nuova voluta da Maria Teresa d'Austria che bonificò le saline e abbattè le mura medioevali, trasformando Trieste in uno dei principali porti d'Europa. Il nucleo della città venne così spostato dal colle alla pianura, intorno al canale d'attracco dei velieri, il Canal Grande, che s’inoltra sin nel cuore della città. I nuovi quartieri, le cui strade sono ad angolo retto, si sono sviluppati seguendo i criteri di razionalità ed eleganza formale del gusto neoclassico.

Trieste nel XVIII secolo è divenuta la città degli affari e del commercio, ma ha  mantenuto le sue radici mediterranee senza mai nasconderle nè dimenticarle, bensì mantenendo i suoi  ritmi meridionali e la sua gioia di vivere.

 

Dolcezza mediterranea lungo

la Costiera Triestina.

 

 

 

 Un costone roccioso di una decina di kilometri, alto dai 200 ai 450 metri, di calcare e arenaria, rivolto a sud-ovest, protetto dai venti freddi e riscaldato dal sole, costituisce una felice isola di clima mediterraneo rispetto a una zona dal clima sub-continentale freddo e umido.
Gennaio, con le sue giornate limpide e fredde, e l'assenza di vacanzieri motorizzati, è il periodo ideale, in cui si avverte maggiormente il contrasto. Quando la laguna di Venezia è ghiacciata e le campagne friulane sono spoglie e desolate, lungo la costiera triestina il clima e la vegetazione sempreverde dà qui la sensazione di essere a diverse centinaia di chilometri più a sud, o di essere in aprile.


La leggera e costante corrente marina meridionale proveniente dalla Dalmazia, percorre tiepida il golfo in senso antiorario, mantenendo l'acqua limpida, il che ci permette di ammirare i fondali sottocosta. Con un pò di fortuna si può incontrare una razza, una tartaruga, o un delfino. Il litorale è vario e frastagliato: spiagge ghiaiose e ciotolose si alternano a complessi rocciosi che formano piccoli arcipelaghi di massi; insenature assolate ci invitano al bagno (di sole!! ma qualche ardito lo fa anche in mare...). Acqua  sgorga in più punti dalle rocce a mò di piccolo fiume, che nasce e sfocia dopo pochi metri.

 

 

 


La parete, coperta da una folta vegetazione, si lascia esplorare attraverso i suoi ripidi sentieri. Dall'alto, il panorama è stupendo. Sullo sfondo, la foce dell'Isonzo, con l'Isola della Cona; a destra, il castello di Duino, che domina il golfo dall'alto del suo promontorio bianco a strapiombo sul mare; a sinistra, Trieste e l'Istria, con Punta Salvore alla sua estremità occidentale.

 


Proseguendo il nostro viaggio verso sud, dopo alcuni chilometri di natura selvaggia, incontriamo le prime villette immerse nel verde. Man mano che si procede, la zona è sempre più antropizzata, fino ad arrivare all'ottocentesco castello di Miramare, con l'antistante riserva marina, in cui è vietato ogni tipo di navigazione. Si può passare al largo, alla volta di Trieste, o magari distanziarsi dalla costa, per ammirare il panorama del golfo nel suo complesso.

 


L'itinerario  qui descritto sommariamente è un pout-pourri di paesaggi e di ambienti tipici del Mediterraneo, che qui però troviamo raccolti in poche decine di chilometri quadrati.

Piazza Grande

 

L'ampio selciato della piazza potrebbe contenere tutti i segreti di Trieste. Ma a chi non è mai stato seduto almeno un'ora a un tavolo del Caffè degli Specchi, su Piazza Grande , riesce difficile comprenderlo. Il traffico che ronza sul lungomare è fatto di auto di tutti i Paesi dell'Est che, dall'epoca degli imperatori romani, hanno su questa banchine il loro inevitabile sbocco al mare.

Profumi d’Asburgo e di Mitteleuropa

 

La mole imponente del palazzo del Lloyd Triestino, la più antica compagnia di navigazione dell'Adriatico, nata nel 1830, fa pensare al mare, alle spezie, a luoghi lontanissimi. La fontana dei Quattro Continenti riporta all'epoca d'oro dei commerci oceanici, a quel '700 in cui, anche se l’Australia non era ancora stata scoperta, le navi di Trieste avevano un loro posto importante nei porti di tutto il mondo. Dalle vie che fiancheggiano il Palazzo Comunale, la gente cammina verso il centro, profumato d'Asburgo e di Mitteleuropa. Se poi non dispiace passeggiare, allora è Miramare la meta obbligatoria per restare in sintonia con le atmosfere cittadine. Il castello, voluto dall’arciduca Massimiliano d’Asburgo e terminato nel 1860, venne poco frequentato dal sovrano prima che egli partisse per il Messico dove sarebbe stato fucilato nel 1867. “E' una città bellissima” - scrisse di Trieste Guido Piovene- “in modo libero, creativo, forse anche perché non è oppressa dalla bellezza artistica e non ha monumenti eccezionali”. Più che l'arte il commercio, dunque. Tra palazzi liberty del Canal Grande, come quello che un tempo ospitava l'Hotel de la Ville, negli anni dello splendore triestino meta del gotha della nobiltà europea, chiese ortodosse e sinagoghe, gli odori delle spezie e gli scaffali degli antichi negozi sono ancora di casa nel grande porto dell'Impero. Custode nel suo cuore di forti correnti culturali, battaglie politiche e pagine impetuose, ognuna con i suoi luoghi di ritrovo nei caffè storici.

 

Commercio, irredentismo e letteratura

 

Fondato nel lontano 1830, il Caffè Tommaseo era ritrovo della Trieste "ufficiale", dei ricchi uomini d'affari e dei mercanti. Il decoro, ancora oggi, è un liberty raffinato ed elegante. Altra musica, invece, sotto le volte del Caffè San Marco che, dal 1914 in poi fu il punto d'incontro degli irredentisti triestini. Dagli anni '20 la sua fama, oltre che alle torte - di origine viennese, com'è ovvio - fu dovuta alla letteratura: ai tavolini sedettero Saba, Svevo e perfino James Joyce che, impiegato a Trieste come insegnante di inglese, scrisse qui i primi capitoli della saga del suo visionario Ulisse. Nel tratto di via Crispi compreso tra via Piccolomini e via Rossetti, c’è la casa dove Umberto Saba visse con la moglie Lina. Le sue poesie, raccolte nel Canzoniere, vennero scritte nel periodo in cui il poeta lavorava presso la libreria antiquaria che, ancora oggi, si trova al numero 30 di via San Nicolò. Se una parte dell'anima cittadina si affaccia apertamente verso il mare, verso il mondo enorme, la sua seconda estremità sale verso le rocce del Carso. Il bianco altopiano, alle spalle di Trieste, contiene il legame della città con la terra, con il vino e la cacciagione, con l'enorme passione dei triestini per la vita all'aria aperta. Per decenni, la gente che voleva raggiungere il Carso traforato di enormi grotte ha usato “il tram”. La linea per Opicina continua ad essere il tradizionale mezzo per una gita fuori porta. A causa della ripida pendenza, il tram, dopo un breve tratto su una linea normale, viene agganciato a delle motrici che lo issano lungo il tratto di funicolare oltre il quale, tra prati e case sparse, si sale a tornanti verso i boschi e le rocce del Carso. I sentieri, i boschi, gli enormi antri della Grotta Gigante e le trattorie sono le mete più amate. Davanti agli occhi la splendida immagine di Trieste, acquattata tranquillamente nel suo grande golfo al confine tra due mondi.

 

La Passeggiata  Rilke

 

 

Rainer Maria Rilke's great cycle of ten elegies named after the castle on the Adriatic had its inception, according to Rilke's host at Castle Duino, Maria von Thurn und Taxis-Hohenlohe, on the morning of January 21, 1912. Interrupted by the First World War, the cycle of ten elegies was completed only a decade later.
The two great complementary poem cycles, Duino Elegies and Sonnets to Orpheus, are not only the result of an extraordinary kind of contact with the unseen world; they are an attempt to understand that world, and to understand it in its holistic relationship to the visible. tangible, world. 

According to National Geographic this is one of the most beautiful Promenades of the world.

Running on the top of a perpendicular shoreless cliff on the sea and reaching the castle of Duino is a meaningful example of the Mediterranean smoothness.
The path has been named after the poet Rainer Maria Rilke, who wrote his Elegies to Duino (Duineser Elegien) during his long staying in the castle.

A footpath along the white cliffs, "towering against the sea, like foothills of human existence," as the German poet Rainer Maria Rilke put it.